Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge è presentata allo scopo di istituire la Fondazione nazionale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e architettonico della basilica di San Benedetto, edificata sulla sua casa natale in Norcia, e di tutti gli altri monumenti che, in Umbria, testimoniano il contributo culturale dato dal monachesimo benedettino alla società civile.
      Scopo della Fondazione vuole essere quello di promuovere e curare lo svolgimento di ricerche storiche, l'edizione di pubblicazioni, nonché ogni altra opportuna iniziativa finalizzata alla conoscenza della storia, dell'identità e delle tradizioni riconducibili al movimento culturale e al messaggio sociale benedettino, conservando, tutelando e valorizzando, al tempo stesso, i beni di valore storico, artistico e architettonico della basilica di San Benedetto.
      L'Umbria è terra eletta per spiritualità diffusa e quest'ultima, quale prima delle categorie dell'anima, appartiene naturalmente, oltre che storicamente e inscindibilmente, a tale regione. Il suo territorio, infatti, inteso come insieme di elementi vitali quali la terra, le colline, le montagne, le grotte naturali, le acque sorgive e fluviali, ha favorito, nei secoli, la nascita e lo sviluppo di esperienze mistiche e non è un caso, dunque, che esso sia stato la meta preferita di eremiti, alla ricerca di quiete e solitudine.

 

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      L'Umbria dunque è primariamente la culla del monachesimo occidentale, fondato da San Benedetto, che ebbe a Norcia i suoi natali nel 480 e che si servì di questa terra mistica come volano di alti valori e ideali.
      Nell'arco di pochi secoli il territorio umbro vide sorgere numerosi insediamenti monastici benedettini, i più importanti dei quali sono: San Pietro a Perugia, Sassovivo a Foligno, Santa Maria di Valdiponte a Montelabbate, nei pressi di Perugia, San Benedetto del Monte Subasio, nei pressi di Assisi, San Salvatore di Monte Corona e l'abbazia di Petroia nei pressi di Città di Castello.
      San Benedetto da Norcia fu il grande «architetto» della religiosità, dell'attivismo conventuale, nei primi e duri secoli che hanno segnato la storia del cattolicesimo. I monasteri da lui creati hanno fatto la storia della cultura e della religiosità, non solo in Umbria, e proprio per questo Papa Paolo VI, il 24 ottobre 1964, volle proclamarlo patrono d'Europa.
      Atteso erede di una nobile e agiata famiglia, alle ricchezze e agli ozi, fin da giovane, preferì un modello di vita ascetica, suggestionato dall'attività di alcuni monasteri che svolgevano attività spirituali e assistenziali.
      Nella sua ossessiva ricerca della solitudine più rigorosa, abbandonò la città natale e si ritirò, prima in un borgo montano di Eufide (odierna Affile) e, successivamente, in una grotta nei pressi di Subiaco, dove trascorse tre anni in meditazione, durante i quali fu più volte preda di crisi e tentazioni, debellate solo grazie alla preghiera.
      In seguito, per continuare la sua vita di penitenza, scelse come dimora un monastero dedicato ai giovani, ma la fama del suo nome ben presto scatenò le invidie del clero costringendo Benedetto ad emigrare con un gruppo di monaci nel Lazio, dove si sistemò nell'antica fortezza di Montecassino. Qui costruì il famoso monastero e fissò le regole della vita monastica, fondate sulla preghiera, lo studio e il lavoro, mirando essenzialmente a creare un'atmosfera di moderazione, di pace e di compiutezza morale, in una società persa nei fasti e alla ricerca di vana gloria.
      Il messaggio del monachesimo benedettino ha oltrepassato i secoli, resistendo alle trasformazioni sociali, culturali ed economiche che hanno cambiato il corso della storia, e ancora oggi fornisce un notevole contributo al recupero di valori che non guidano solo la condotta del fedele, ma ispirano la morale dell'uomo in quanto tale. Con l'invito «ora et labora», il Santo ha tracciato un itinerario quanto mai concreto per un'autentica esperienza umana che sappia unire alla ricerca spirituale l'impegno materiale. I benedettini, infatti, non furono dei semplici cultori della fede cristiana, ma, all'ombra dei loro monasteri, popolazioni ancora rudi e primitive impararono un mestiere, condivisero nuove tecniche e strumenti di lavoro e parteciparono alla preghiera liturgica, anche attraverso apposite traduzioni nelle varie lingue germaniche e romanze. Soprattutto nelle campagne, grande fu l'importanza dei monasteri benedettini per la coltivazione dei terreni abbandonati, l'estirpazione di culti pagani, l'evangelizzazione di popoli e la rinascita morale del continente, colpito dalle invasioni barbariche.
      Una grande intuizione ha caratterizzato da sempre la figura di San Benedetto: che dalla fede vissuta in Cristo può nascere, grazie al coinvolgimento umano, una realtà sociale nuova. Il monastero benedettino è stato, infatti, la prima realtà in cui, in maniera semplice, si è espresso questo «volto sociale» della fede; in esso tutti trovavano rifugio: schiavi e liberi, romani e barbari, vincitori e vinti, solo perché ferma era la convinzione che quelle differenze che nel mondo generavano spesso violenze non appartenevano e non possono appartenere alla morale cristiana.
      Con il messaggio benedettino, pertanto, il cattolicesimo occidentale ha recuperato la sua dimensione popolare, testimoniando a tutte le genti che esso non è una dottrina astratta ma una realtà viva, dinamica e operativa.
      Ancora oggi, a distanza di secoli, l'ideale dell'«ora et labora» di San Benedetto
 

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rappresenta un faro di luce per la cristianità, dato che i suoi insegnamenti sono una grande speranza in una società difficile come quella in cui viviamo. L'alto valore della spiritualità benedettina s'impone nel contesto attuale come un esempio necessario e indispensabile, rivolgendosi a una società troppo piena di falsi idoli; in tal senso il recupero e la valorizzazione dei beni benedettini, mediante l'istituzione di una Fondazione ad hoc, risponde alla necessità di recuperare i valori più profondi dell'animo umano e quella gioiosa spiritualità che costituiscono i pilastri della morale benedettina. Tale progetto, oggetto della presente proposta di legge, nasce, infatti, dalla convinzione che ogni strumento che cerca di recuperare una ricchezza valoriale, spesso perduta, deve essere accolto e adoperato con un chiaro e vigoroso fervore, soprattutto in una fase come questa, caratterizzata da processi sociali, culturali ed economici difficili.
      Se si tiene poi conto del fatto che proprio l'amore dei monasteri benedettini per la storia passata ha permesso la conservazione di grandi documenti letterari, storici, filosofici, scientifici e artistici del mondo antico, altrimenti persi, cancellando intere pagine di storia, si può ben vedere come l'istituzione di una Fondazione benedettina potrebbe continuare questa lodevole tradizione e allo stesso tempo valorizzare un patrimonio storico, artistico e architettonico, come quello benedettino, che rappresenta un baluardo della cultura occidentale.
      Dietro l'«ora et labora» del Santo di Norcia, che è stata per circa mille anni la grande regola intellettuale e morale dell'uomo medievale, si può scorgere un profondo suggerimento per il nostro presente, secondo il quale tutti siamo chiamati alla costruzione di un mondo migliore, utilizzando, come San Benedetto, la forza della fede nel Signore e la fraternità che da essa nasce: questo è il significato spirituale di cui lo stesso cardinale Ratzinger ha voluto connotare la sua nomina papale, scegliendo il nome di Benedetto XVI.
 

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